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Roberto Crippa
Nasce a Monza nel 1921.
Frequenta l'Accademia di Brera dove ha come insegnanti Aldo Carpi, Achille Funi e Carlo Carrà.
I primi dipinti figurativi datano 1945.
Nel 1947 si diploma all'Accademia ed espone alla Galleria Bergamini a Milano. Risente del clima post-cubista.
NeI 1948 partecipa alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia.
Nel 1950 è ancora presente alla Biennale di Venezia ed espone nella mostra collettiva "Arte spaziale" alla Galleria Casanova di Trieste.
Frequenta Lucio Fontana e firma il terzo dei manifesti dello spazialismo "Proposta di un regolamento". Nel 1951 firma il "Manifesto dell'Arte Spaziale" e visita New York dove conosce il gallerista Alexander Jolas, che gli organizzerà mostre personali dalla cadenza annuale.
Partecipa ad esposizioni personali e collettive a New York, al Naviglio a Milano, a Firenze, a Venezia, Zurigo, Stoccolma. Nel 1954 partecipa alla Biennale di Venezia, e alla X Triennale di Milano, espone a New York e tiene viva la collaborazione con architetti, già iniziata nel 1951 in occasione della Triennale. Nel 1955 espone al Naviglio di Milano i polimaterici. Nel 1956, oltre alla Biennale di Venezia è presente in collettive a Tokyo, Hiroshima, Amsterdam, Madrid e in personali a Parigi e Roma.
Continua la sua presenza a New York, Londra, Buenos Ayres per tutto il 1957 anno in cui realizza i primi sugheri, cortecce e legni, oltre che proseguire la realizzazione di ferri, bronzi, pezzi in acciaio dal contenuto neo-primitivo e simbolico. Nel 1958 prende parte alla Biennale di Venezia e l'anno dopo persegue un intenso itinerario espositivo per tutto il mondo.
Nel 1960 inaugura la produzione di amiantiti, collages con sugheri, giornali, veline plastificate ed altri materiali. Molto ricca l'attività espositiva in Giappone, Olanda, Stati Uniti, Australia, Francia e nel 1962, durante uno dei suoi numerosi voli acrobatici, si frattura le gambe e per un anno è costretto all'uso di una carrozzina e di stampelle, impedimento che non blocca il suo vitalismo; si presenta ugualmente a mostre a Losanna, New York e Parigi.
Fino al 1967 il percorso espositivo segna tappe in paesi di tutto il mondo; proprio in quell'anno la Rhodesia gli dedica un francobollo. La sua fama è ormai al vertice e l'artista dà avvio a una serie di amiantiti incise con intagli e con rilievi. Nel 1968 è nuovamente invitato alla Biennale di Venezia e alla Biennale di Mentone.
Segue I'iter espositivo veramente molto fitto in Italia e all'estero, al quale affianca instancabilmente la passione per il volo acrobatico, tanto da essere invitato nel 1971 a rappresentare l'Italia ai Campionati mondiali di acrobazia per il 1972. Proprio nel 1972 però il suo monoposto precipita presso l'aeroporto di Bresso e Crippa, a soli cinquantun'anni, trova la morte insieme al suo allievo Piero Crespi.
Mostre personali:
1947
Milano, Galleria Bergamini
1948
Milano, Galleria di Pittura
Milano Galleria San Fedele
1949
Milano, Galleria San Fedele
1950
Milano, Galleria San Fedele
1951
New York, Alexander Jolas Gallery
1952
Venezia, Galleria del Cavallino
New York, Alexander Jolas Gallery
Milano, Galleria del Naviglio
New York, Stable Gallery
Firenze, Galleria d'Arte Contemporanea
Milano, Associazione Amici della Francia
1953
New York, Alexander Jolas Gallery
Stoccolma, Galerie d'Art Latine
New York, Hugo Art Gallery
1954
Venezia, Galleria del Cavallino
Milano, Galleria del Naviglio
1955
Venezia, Galleria del Cavallino
Washington, Obelisk Gallery
Milano, Galleria del Naviglio
1956
Paris, Galerie du Dragon
Milano, Galleria del Naviglio
Roma, Galleria Selecta
1957
New York, Alexander Jolas Gallery
Paris, Galerie du Dragon
1958
Milano, Galleria del Naviglio
Venezia, Galleria del Cavallino
Arrau, Galerie Bernard
Milano, Galleria del Naviglio
1959
Milano Galleria del Naviglio
Charleroi, Palais des Beaux-Arts
Grencheiì, Galcrie Bernard
New York, Alexander iolas Gallery
Bruxelles, Palais des Beaux-Arts
Bruges, Concertgebow
1960
Levcrkusen, Stadtisches N4useum
Basel, Galerie d'Art Moderne
Bruxelles, Galerie Srnith
New York, Alexander iolas Gallery
Newcastle upon Tyne, Stone Gallery
1961
Milano, Galleria del Naviglio
Venezia, Galleria del Cavallino
Tokyo, Tokyo Gallery
1962
New York, Alexander iolas Gallery
London, Gallery One
Paris, Point Cardiiial
Milano, Galleria Schwarz
Milano, Galleria Toninelli
Milano, Galleria La Parete
Torino, Galleria Narciso
1963
Lausanne, Galerie Alice Pauli
Krefeld, Museum Krefeld
New York, Alexander iolas Gallcry
Lausanne, Galerie Alice Pauli
1964
Milano, Palazzo Reale
Milano, Galleria Schwarz
Seregno, Galleria San Rocco
1965
Dortrnuiid, Museum am Ostwall
Mannheirn, Kunsthalle
Nantes, Galerie Argos
Genova, Galleria Carlevaro
1966
Milano, Galleria del Naviglio
Minneapolis, Daytons
Milano, Galleria Blu
New York, Alexander Jolas Gallery
Lausanne, Galerie Alice Pauli
1967
Paris, Alexander iolas Gallcry
Torino, Galleria La Bussola
Como, Galleria il Salotto
Chexbres, Aspects
Genève, Galerie Alexander iolas
1968
Roma, Galleria Jolas Galatea
Genova, Galleria Il Cosmo
Ginevra, Galleria Lo Zodiaco
Modena, Galleria Tassoni
Bruxelles, Palais des Beaux-Arts
Verona, Galleria dello Scudo
Madrid, Galeria Jolas Velasco
Milano, Galleria Cortina
Livorno, Galleria Girardi
1969
Lecco, Galleria Stefaiioni
Bruxelles, Palais des Beaux-Arts
Brescia, Galleria Schreiber
Roma, Galleria Sylvia
Roma, Galleria Alibert
Milano Galleria Cortina
1970
Milano, Galleria Schettini
Torino, Galleria Gissi
Trieste, Galleria Torbandena
Perugia, Galleria Cecchini
Venezia, Palazzo delle Prigioni
Napoli, Galleria Il Centro
Livorno, Galleria Girardi
Trieste, Galleria Torbandena
1971
New York, Alexander Jolas Gallery
Milano, Galleria Alexander Jolas
Milano, Galleria Cortina
Milano, Palazzo Reale
Bergamo, Galleria Bergamo
1972
Pordenone, Galleria Sagittaria
Catania, New Gallery
Milano, Galleria Cortina
Milano, Galleria Carini
Bergamo, Galleria Michelangelo
1973
Torino, Galleria Pacedue
Napoli, Centro d'Arte L'Approdo
Bologna, Galleria Nucleo
1974
Casale Monferrato, Sala d'Arte l'Aleramica
1975
Bologna, Galleria Il Sagittario
1977
Milano, Galleria Lusarte
1978
Milano, Galleria Schettini
Monza, Galleria Montrasjo
1985
Milano, Galleria Morone
1986
Milano, Galleria Annunciata
Milano, Galleria Carini
Lugano, Overland Trust
1987
San Remo, Galleria Beniamino
1988
Milano, Studio Col di Lana
1990
Milano, Galleria Millennium
Milano, Galleria Carini
Milano, Galleria Il Mercante
Milano, Galleria Il Mappamondo
Verona, Galleria Santegidio Tre
Firenze, Centro Tornabuoni
1993
Monza, Galleria Montrasio
1994
Bergamo, Galleria Bergamo
1999
Monza, Serrone della Villa Reale
Bergamo, Galleria Bergamo
2000
Milano, Banca Cesare Ponti
Milano, Galleria Il Castello
2001
Verona, Galleria d'Arte "Piazza Erbe" - Ghelfi
Criticism
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"L'arte è eterna, ma non può essere immortale. E' eterna in quanto un suo gesto, come qualunque altro gesto, non può continuare a permanere nello spirito dell'uomo come razza perpetuata. Così paganesimo, cristianesimo e tutto quanto è stato dello spirito sono gesti compiuti ed eterni che permangono e permarranno sempre nello spirito dell'uomo. Ma l'essere eterna non significa per nulla che sia immortale. Anzi essa non è mai immortale. Potrà vivere un anno o millenni, ma l'ora verrà;, sempre, della sua distruzione materiule. Rimarrà eterna come gesto, ma morrà come materia. Ora noi siamo arrivati alla conclusione che sino ad oggi gli artisti, coscienti o incoscienti, hanno sempre confuso i termini di eternità e immortalità, cercando di conseguenza per ogni arte la materia più adatta a fala più lungamente perdurare, sono cioè rimaste vittime coscienti o incoscienti della materia, hanno fatto decadere il gesto puro eterno in quello duraturo nella speranza impossibile della immortalità. Noi pensiamo di svincolare l'arte dalla materia, di svincolare il senso dell'eterno dalla preoccupazione dell'immortale. E non ci interessa che un gesto, compiuto, viva un attimo o un millennio, perché siamo veramente convinti che, compiutolo, esso è eterno. (...) Gli artisti anticipano gesti scientifici, i gesti scientifici provocano sempre gesti artistici. è impossibile che l'uomo dalla tela, dal bronzo, dal gesso, dalla plastilina non passi alla pura imrnagine aerea, universale, sospesa, come fu impossibile che dalla grafite non passare alla tela, al bronzo, al gesso, alla plastilina, senza per nulla negare la validità eterna delle immagini create attraverso grafite, bronzo, tela, gesso, plastilina."
[Primo Manifesto dello Spazialismo, maggio 1947]
"Le eleganze, in arte, sono modi pensati che la consuetudine ignora e che appunto perché non hanno quasi mai nulla del naturale, dilettano e profondamente ricreano la vista dei pochi che vi partecipano quasi ad allontanare il fastidio del quotidiano, uniforme modo di esprimersi. Di qui l'esigenza di una produzione intenzionalmente varia, di qui il bisogno di un continuo, diverso segno, un suo attento mutar di maniera dove quel fondo colorato assume aspetti geometrici da prospettive aeree sulle quali indugiano leggere e piacevolissime graniture (proprio nel senso litografico della parola) quasi a rendere più sensibile e sinuosa l'usata sua linea a tratto. I verdi ed i rossi che si associano ai guizzi dei bianchi, dei neri, dei gialli, non permetterebbero ad una mano legata da regole e da sistemi di conseguire e di mantenere un effetto. E sarebbe anche utile tradurre in parole il suo modo di "agire", come se potessimo isolare ogni suo elemento di intuito pittorico scindendone i componenti. Sempre e soltanto per un tentativo di chiarezza vorremmo così intendere la progressività delle azioni pittoriche che in ogni suo dipinto ci sono offerte, fuse insieme: mezza tinta prospettica - punto o colonna di luce - altra mezza tinta prospettica - mezza tinta ombra - colonna d'ombra - mezza tinta di riflesso - linea di luce; componenti meccanici, vorrei dire, di un'intima ed acutissima palpitazione luministica.
Della giovinezza, Crippa ha tutti i numeri: il portamento, l'invenzione, l'improvvisazione e la fantasticheria, il buon cuore che non è escluso dall'animo allegro. E poiché, come tutti i giovani ha energie da spendere, si agita sino a che qualcosa prenda corpo o si indirizzi sulla strada che la sorte del suo ingegno consentirà.
Ha il gusto di tutto ciò che vibra, si muove, respira; si è scelta una esistenza che anima di raffiche luminose; vive di rancori che durano un'ora, di risse che non avvengono mai perché ha memoria solo di cose buone e delle prove di fiducia che riceve. E di tutto si serve per poter immaginare un mondo che vorrebbe vedere con l'istinto o con una sensibilità immediata. Con tali cariche può immaginare dipingendo; realizza cioè la sensazione nell'attimo stesso in cui la sente. Poi l'arricchisce del suo segno tipico e scattante in una semplicità e libertà di concetti originari, in un progressivo e sempre più violento fenomeno di allargamento dove il senso della morte, il vuoto, la solitudine, questo infinito di spazio e di tempo che ci sovrasta, questo universo fisico di cui subiamo le contraddizioni dialettiche, questa crisi che non è dell'arte ma dell'uomo, diventa semplicemente causa e non condizione dell'opera sua. Un mondo dunque concreto di visioni, di simboli che condizionano i nuovi rapporti fra gli uomini e la splendida realtà che si vive, per svelare e conservare il segreto di una nuova dimensione, di quella «forma unica» che a Boccioni impediva di rivestire con antiche forme le nuove cose che lo circondavano. Perciò questa totemica dinamica e drammatica, tutto moto, passione, ardore umano anche nel segno profondo e nel colore sentito e forte, perciò questo pennello chiaro, scorrevole, capace di una evidenza ottenuta con rapidità, che si muove con furore e come sospinto da un vento contrario.
è uno dei pochi pittori italiani che ha avuto il coraggio di affrontare, all'estero, la critica più severa."
[Spazialismo, origini e sviluppi di una tendenza artistica, Conchiglia, Milano, 1956]
"Collochiamo [...] Fontana e Crippa nell'orizzonte dell'arte di quegli anni Cinquanta. Parvero strani, i soliti ribelli sconclusionati. Sono bastati pochi anni per accorgerci che essi avevano compiuto un altro passo innanzi nell'evoluzione dell'arte. Certo, vivendo nel mezzo del dibattito artistico, Roberto Crippa non ha potuto ignorare quanto avveniva intorno a lui. Ricordo la sua emozione quando tornò la prima volta dall'America, dov'era stato per una manifestazione in favore dei mutilatini di Don Gnocchi (mettiamogli, difatti, in conto anche questa generosità; umana e altrettanto irruente). Aveva visto Pollock, le prime opere della action-painting e fu il primo, qui da noi, a parlarne e a tentare di trovarne una diversa ma affine soluzione. Non è stato cieco nemmeno dinanzi a certe invenzioni di linea-gesto di Hartung, uno dei maestri francesi di quegli anni del primo dopoguerra. Ma Crippa ha tolto di mezzo l'allusione naturalistica, anche quel poco che resisteva nei dipinti di Hartung, e ha cercato una trascrizione dei suoi pensieri e delle sue emozioni in chiave del tutto autonoma. Pensiamoci un momento: c'erano Birolli e Morlotti e Cassinari e Afro e Moreni; in Francia c'erano Manessier e Singier e Bazaine a tenere il campo. Crippa ha trovato per conto suo una diversa espressione. Non era facile e non fu soltanto velleità, come fu per altri.
Le sue opere lo dimostrano. Reggono all'usura di questi anni perché sono compiute anche sul piano dell'immagine, con mezzi pittorici diversi ma completi e pertinenti a quanto voleva dire, e lo ha detto con un'espressione che è una diversa ma valida efficacia pittorica [...] Nel periodo successivo Crippa realizzava nuove espressioni ricorrendo a materie inconsuete all'arte ma così presenti nella vita: le cortecce, il legno delle demolizioni, le carte dei giornali, il catrame, con una sequenza che parte da Schwitters, da Arp, da Max Ernst e attraversa mezzo secolo d'arte dominato da Picasso, da Matisse, da Morandi. Naturalmente il valore poetico di queste opere non dipende dalle materie adoperate, ma ancora una volta dall'immaginazione che ha afferrato il senso di sfacelo e l'oscura degradazione di questi anni tormentosi e difficili e ha trovato in quei relitti e in quegli scarti del nostro consumo quotidiano la possibilità; di un'espressione più aderente alle sue intuizioni. Materie laide, se si vuole, ma riscattate dalla fantasia, così come la fantasia riscatta il colore chimico dei tubetti e raggiunge sempre per merito suo, la sfera della poesia."
Marco Valsecchi
[Roberto Crippa, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, Milano, novembre/dicembre 1971]
Roberto Crippa
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Roberto Crippa (Monza, 7 maggio 1921 – Bresso, 19 marzo 1972) è stato un pittore e scultore italiano.
Dopo aver cominciato a dipingere nel 1945, in stile figurativo con influenze cubiste vicine allo stile di Picasso, aderì al movimento spazialista con Lucio Fontana, Giorgio Kaisserlian, Beniamino Joppolo, Milena Milani, Sergio Dangelo, Carlo Cardazzo, Cesare Peverelli.
Diplomatosi in arte nel 1947/1948 all'Accademia di Brera (dove incontrò personaggi del calibro di Aldo Carpi, Carlo Carrà e Achille Funi), partecipò l'anno successivo alla Biennale di Venezia, ed espose opere alla Triennale di Milano. Di nuovo nel 1950, 1954 e 1956 fu presente alla Biennale e sempre nel 1950 espose a Trieste nel corso di una collettiva dal titolo Arte spaziale.
A seguito dell'amicizia con Lucio Fontana, fu uno dei firmatari del terzo "Manifesto dello Spazialismo" (Proposta di un regolamento) del 1950.
Nel 1951 partecipò anche al "Manifesto dell'Arte Spaziale".
L'opera di Crippa all'inizio degli anni cinquanta si incentrava attorno a serie di dipinti detti Spirali, di carattere geometrico e astratto: con il gesto geometrico quasi-circolare (ma mai perfettamente tondo) Crippa creava degli spazi involuti, da cui si generavano raggi che si proiettavano fuori dalla bidimensionalità della tela, in linea coi principi del "Manifesto" spazialista.
Divenuto ormai noto anche all'estero per le sue opere, Crippa raggiunse New York, dove conobbe i surrealisti Max Ernst, Victor Brauner e Yves Tanguy, ed espose alla galleria di Alexander Jolas.
Le Spirali cambiarono, divenendo più pesanti, incisive ed involute, interlacciate tra di loro. Queste figure, sviluppate tra il 1954 e il 1956 vengono definite Totem.
Nel 1955 passò alla produzione di opere polimateriche, che popolarono una mostra personale presso la galleria del Naviglio di Milano. L'anno successivo l'ispirazione dei dipinti polimaterici venne sviluppata ulteriormente, con la produzione di opere in ferro, bronzo, acciaio ispirate al simbolismo primitivo. Con queste opere partecipò alla Biennale del 1958.
L'uso di materiali originali nel 1960 sfociò nella produzione di opere in amianto, sughero, carta di giornale e velina, unite con diversi materiali e colori. Le opere furono esposte in una mostra itinerante che raggiunse il Giappone, gli Stati Uniti e l'Australia.
Nel 1962 rimase vittima di un incidente di volo: Crippa era un appassionato di acrobazia aerea, tanto che nel 1971 fu invitato come rappresentativa italiana ai Campionati Mondiali di acrobazia aerea. L'incidente del '62 lo costrinse sulla sedia a rotelle per quasi un anno: ciò nonostante, partecipò con i suoi quadri a diverse esposizioni in Europa e Stati Uniti.
In questa fase Crippa passò a dipingere paesaggi (Landscape), con la tecnica polimaterica e con il consueto stile astratto. Sempre di questo periodo sono le amiantiti, non-dipinti realizzati con sottili fogli di amianto applicati su una tavola incisa.
Nel 1967 lo stato della Rhodesia dedicò a Crippa un francobollo; l'anno successivo l'artista, pienamente ripresosi, partecipò alle biennali di Venezia e Mentone.
Nel 1972, durante un volo di preparazione ai Campionati Mondiali l'aereo di Crippa precipitò nei dintorni dell'aeroporto di Bresso, uccidendo l'artista e il suo allievo Piero Crespi.